Telefono 3394355601 / sambuchigianluca@gmail.com
Chi sono?
Sono il Dott. Gianluca Sambuchi, psicologo clinico, sessuologo e specializzando in psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva ad orientamento junghiano.
Quando sentiamo parlare di età evolutiva viene naturale pensare subito ai bambini e agli adolescenti e questo è senz’altro vero, ma ciò non esclude anche l’età adulta. Il processo evolutivo infatti non termina mai, come del resto quello relativo alla propria individuazione, ovvero la continua scoperta di sé stessi.
Studio e lavoro presso l’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, un'istituzione storica e di eccellenza sul territorio nazionale, con uno sguardo al bambino multidimensionale, complesso e a 360° gradi.
Collaboro da diverso tempo anche con l’Associazione 1 2 3 Stella dove, in qualità di psicologo, svolgo il ruolo di compagno adulto, una figura clinica che nasce per garantire tutoraggi domiciliare per adolescenti e pre-adolescenti in situazioni a rischio (Progetti A.R.e.A. e S.I.S.M.I.F.).
Ho conseguito un Master in Sessuologia Clinica e dei corsi di perfezionamento in Training Autogeno e tecniche di rilassamento.
Mi occupo di:
Psicoterapia Individuale con bambini, adolescenti e adulti
Sostegno alla genitorialità
Sostegno Psicologico
Consulenze Sessuologiche
Cosa vuol dire psicodinamico?
La mia formazione è di tipo psicodinamico integrato, con particolare enfasi al pensiero junghiano.
Lavorare con un approccio psicodinamico integrato significa guardare la Psiche da una prospettiva complessa, profonda e concentrarsi sulla comprensione attenta e vasta del funzionamento del singolo individuo su molti livelli differenti, ma contemporaneamente interconnessi. Significa considerare l’essere umano come un’unità mente corpo in continua evoluzione.
Un aspetto sicuramente elettivo dell’orientamento junghiano invece, è l’analisi dei sogni, che rappresentano il canale di accesso privilegiato al nostro inconscio: il luogo dove risiede la nostra sofferenza, ma al tempo stesso anche la nostra cura.
Perché lo psicologo quando potrei farcela da solo?
Una domanda che spesso mi faccio quando penso a questo è:”A che prezzo ce la si fa da soli?” Molto spesso resistere, attendere che le cose vadano meglio, è una risposta naturale e comprensibile per evitare il confronto con l’ignoto che ogni cambiamento porta con sé. Per questo motivo, a volte, “farcela da soli” potrebbe non essere la soluzione più efficace in termini di benessere.
Decidere di intraprendere un percorso psicologico significa in primo luogo essere motivati, aver trovato un equilibrio interiore - anche precario - fra la consapevolezza di “quel qualcosa che non sta più funzionando” e l'accettazione che da soli forse non si può più sperare di ottenere risultati diversi.
Averle provate tutte prima di rivolgersi ad uno specialista spesso non è necessariamente indice di testardaggine o chiusura, ma il frutto di un processo che va nella direzione di quella che potrebbe essere una soluzione alternativa. Quindi chi arriva dallo psicologo, in un certo senso, sta già cambiando, ma forse non lo sa ancora.
Cosa si fa dallo psicologo? “e se non so cosa dirgli”?
In psicologia ci sono tantissimi orientamenti diversi ed ogni professionista sceglie quello che sente migliore per sé, un po’ come fosse un abito con il quale ci sentiamo a nostro agio. Lo stesso vale per il paziente, il quale cercherà il professionista con una personalità, un approccio per lui/lei adatto. Capace di farlo/a sentire compresa/o.
Questi orientamenti possono appunto, orientare, un certo tipo di lavoro e soprattutto un certo modo di stare insieme al paziente.
Nel mio specifico modo di lavorare il presupposto di base è che il paziente ha sempre ragione, in altre parole, ogni espressione, gesto, comportamento, emozione ha un senso e soprattutto uno scopo, ovvero quello di trovare nell’altro qualcuno capace di comprende ed accogliere.
Il mio lavoro consiste nel capire come si esprime questa dinamica il suo linguaggio e rimandarla al paziente in modo tale che possa essere compresa.
Questo discorso con i pre-adolescenti, gli adolescenti e gli adulti si svolge principalmente mediante l’uso della parola, mentre con i bambini invece avviene attraverso il gioco, i disegni, e tutto ciò che il bambino usa per esprimersi.
Ma io non voglio raccontare i fatti miei ad uno sconosciuto…
Lo psicologo non è un investigatore che deve risolvere un caso, ma un altro essere umano che grazie alla sua esperienza di studio e soprattutto di “paziente” è in grado di comprendere cosa vuol dire stare male, cosa vuol dire avere pensieri strani che ci fanno sentire “matti”, cosa vuol dire non farcela più, e offrire una visione alternativa che aiuta ad uscire fuori dal circolo vizioso della propria sofferenza.
Cosa succede quando arrivo per la prima volta nello studio di uno psicologo?
Il primo colloquio psicologico è un incontro di conoscenza in cui il professionista e il paziente prendono in un certo senso “le misure” per cercare di comprendersi a vicenda, per capire se ci possono essere i presupposti per iniziare un percorso insieme.
In termini concreti cerco di comprendere qual é il vissuto che il paziente sta portando e quale potrebbe essere la richiesta di aiuto. Il primissimo incontro segna un po’ le impressioni iniziali, l’imprinting che si verifica tra i due, nei restanti due/tre colloqui invece si cerca di fare una panoramica generale rispetto al possibile progetto terapeutico. Quindi dopo i primi quattro colloqui si stabilisce di comune accordo se ci sono le condizioni per iniziare un percorso psicoterapeutico insieme.